Mainardo, fondatore dell'Abbazia di Sassovivo decide di lasciare il primo insediamento presso la Cripta del Beato Alano e di trasferirsi nel fortilizio distante poche decine di metri. L’opportunità di accettare la proposta protezione deriva dalla necessità di trovare un luogo più protetto. Il fortilizio si presenta con mura solide per la difesa e strutture adibite ad residenza interne. Il Conte Gualtiero di Uppello proprietario del fortilizio, verso la fine del secolo XI, ne fa dono di famiglia ai monaci
Il paesaggio è caratterizzato dal Castello di Uppello a valle, dal Castello Casale sopra il fortilizio, e qualche villa sparsa sulle colline. Il Monastero prende così il posto della Rocca costruita dal Conte Ugolino con funzioni difensive, caratterizzata da posizione strategica e da mura difensive edificate qualche decennio prima. Il Conte viene spinto all'elargizione da motivi di ordine religioso. I monaci da questo momento si insediano nel fortilizio del Sassovivo e dopo una lunga serie di lavori viene trasformato in monastero, conservando tuttavia la sua fisionomia originaria difensiva. Il patronato dei Conti di Uppello contribuisce in maniera determinante alle fortune del monastero. Con l’obbiettivo di contrastare il potere nascente del Comune, i Conti, nel tempo, danno alcuni Abati al Sassovivo e fanno numerosissime donazioni all’Abbazia. Alle elargizioni dei Conti si aggiunsero anche quelle dei privati.
Una gestione dei beni accorta e diligente basata su acquisti e permute dei beni fa lievitare il patrimonio del Monastero. Lungo il fiume Menotre, che attraversa le proprietà dei monaci, vengono costruiti mulini e iniziata l’industria della carta. La famosa cartiera di pale sembra dovuta all’organizzazione dei monaci. L’Abbazia acquista terreni, mulini, case e boschi da Spoleto a Foligno. Il Comune di Foligno il 23 ottobre 1211 riconosce al Monastero la giurisdizione spirituale all’interno dell’Istituto: gode della libertà di gestione patrimoniale sui propri beni.
Il Papa Innocenzo II nell’anno 1138 concede privilegi e protezione all’Abbazia esentandola da ogni giurisdizione vescovile. Singolare è il rapporto con il Comune. Al tempo del Papa Innocenzo IV il Comune chiede agli uomini del Monastero di pagare le tasse come tutti gli altri. Pur di riscuotere il diritto i folignati saligono al Monastero, fracassano le porte e depredano cose e animali. La Chiesa romana, anche in questo caso difende il Sassovivo, con un precisa presa di posizione politica sostenendo la libertà e l’esenzione dell’Abbazia. Il Sassovivo diventa la roccaforte della Chiesa romana in Umbria, visto la Città di Foligno divenuta ghibellina con l’Imperatore che, seppur per breve tempo, vi ha fissato il suo quartiere generale. Migliaia di ettari di terreni, un numero incredibile di opifici e di edifici, sono gestiti con un’organizzazione di tipo piramidale e accentratrice dall’Abate.
L'ABBAZIA DI SASSOVIVO
L'elegante chiostro del 1229 in pietra del Maestro Pietro di Maria di Roma.
Le chiese dipendono dall’Abbazia e sono rette da un priore nominato dall’abate; la cappelle sono rette da rettori nominati dai priori. Gli altri monasteri che vengono annessi al Sassovivo e ridotti al rango di priorati. Unico vertice, a cui fa capo tutta l’amministrazione straordinaria è rappresentato dall'Abate. Nelle sue mani sono concentrati tutti i poteri, sia spirituali che temporali. I terreni, assai fertili vengono concessi ad un prezzo iniziale molto alto e canoni annui esigui. Il rinnovo tempestivo dei contratti enfiteutici, senza attendere la terza generazione, fa affluire alle casse del monastero somme ingenti.
L'ABBAZIA DI SASSOVIVO
Il pozzo al centro del chiostro è del 1340.
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Il massimo splendore Nel 1229 l'Abbazia di Sassovivo raggiunge il suo massimo splendore. E' infatti in questo anno che, in piena prosperità economica, viene commissionato l'elegante chiostro in pietra nel cuore del Monastero. L'Architetto del chiostro è il Maestro Pietro di Maria di Roma. Rappresenta, in quel tempo, un modello di arte marmorea. E’ composto da 128 colonne, 58 archi, due ingressi e una cornice stupenda di stile classico, che pur essendo di proporzioni superiori alle misure degli archi sottostanti fornisce un incantevole effetto. Il chiostro è arricchito da due liste di mosaici che lo rendono più raffinato. Il chiostro presenta ad un lato un ottimo lavoro in terracotta, che raffigura un portico nel quale ogni colonna e ogni arco ha forma diversa. La cisterna, al centro del chiostro, è opera del 1340, ristrutturata nell’attuale forma nel 1623. A questo periodo appartiene l’acquedotto ultimato nel 1238. In questo momento dal Sassovivo dipendono 92 monasteri, 41 chiese e 7 ospedali: vive il su massimo splendore. |
Probabilmente se non fosse esistito San Benedetto non sarebbe esistita nemmeno l'Abbazia di Sassovivo o comunque non sarebbe stata quello che oggi si ricorda del complesso monumentale.
Benedetto nasce nella “terra dei Santi” e precisamente a Norcia nell'anno 480 con una sorella gemella Scolastica. Benedetto apparteneva ad una famiglia borghese i cui componenti si dedicavano principalmente alle funzioni pubbliche amministrative. Dopo aver seguito un corso di studi classici Benedetto, come da tradizione, viene trasferito a Roma per completarli e per seguire la carriera amministrativa. A Roma Benedetto decise di lasciare gli studi e la possibile carriera, reimpostando la propria vita totalmente. Benedetto lascia la Città intorno al 500. Ricorda gli eremiti di Norcia, immagina esperienze liberanti. Riflette sull'esistenza e capisce che"Dio, perchè parli al cuore, tutto deve tacere" . Benedetto muore il 21 marzo dell'anno 547. Papa Paolo VI, proclama San Benedetto, patrono principale dell'Europa il 24 ottobre 1964. Tutti i diritti riservati – Vietata la riproduzione anche parziale.
Il primo insediamento consente, ancora oggi, di verificare come siano
state ricercate e rispettate le condizioni richieste dalle regole
benedettine. L'area consente di reperire tutti i materiali necessari per
l'edificazione: dalla pietra alla calce, dalla legna all'acqua alla
sabbia. I terreni pianeggianti circostanti si prestano ad essere
disboscati, terrazzati e bonificati. Quello che ancora oggi si nota, le
modifiche sostanziali del paesaggio circostante e l'impianto della
coltivazione dell'olivo, sono il frutto di quella trasformazione. I
monaci erano retti da una disciplina interna che prevedeva un unico
superiore, residente obbligatoriamente nell’eremo, capo della comunità
monastica e eremita. Il Mainardo e i suoi seguaci nella scelta del luogo
furono orientati oltre che dai precetti benedettini anche dagli esempi
dei monasteri circostanti.
Il terreno prescelto risulta ben presto esposto a
fenomeni di dilavamento che ostacolano la crescita della comunità nella
forma di monastero. I continui danni conseguenti ai fenomeni di
smottamento e dilavamento del terreno prescelto spingono il Mainardo ad
abbandonare il progetto di edificazione del monastero intorno alla
cripta del Beato Alano. La possibilità di trasferirsi in una struttura
più solida e consona agli obiettivi dei monaci fa si che la prima idea
tramonti. La Cripta del Beato Alano è l’unico elemento architettonico
che rimane del primo insediamento. La Cripta è anche la conferma dei
dubbi che animano l’attività del Mainardo e dei suoi seguaci: essere
comunità eremita oppure comunità cenobitica? Sopra la Cripta non risulta
mai iniziata la costruzione della chiesa: non se ne è trovata traccia
-Tutti i diritti riservati – Vietata la
riproduzione anche parziale.
In Umbria, intorno all'anno 1077, la presenza monastica di impulso benedettino non era così diffusa. Si ha notizia di monasteri benedettini nel nord della Regione, come S. Benedetto sul Subasio e san Pietro a Perugia e al sud a Spoleto e Norcia, mentre la valle umbra non aveva ancora un riferimento centrale dell' Ordine.
Nel XI secolo si ha a Foligno la nascita del movimento benedettino, per Opera di un certo Mainardo, eremita, certificato dalle “carte del Sassovivo” in loco dal 1077 al 1096 proveniente probabilmente dal monastero di Sitria sul monte Catria, monastero fondato da San Romualdo. Viene indicato come il fondatore della congregazione benedettina che ha ispirato la nascita del Sassovivo, in particolare dell’Ordo sancti Benedecti. Mainardo, vestito di abito nero, dapprima viene identificato come eremita; successivamente in un documento del 1083 viene definito abate-eremita. - Tutti i diritti riservati – Vietata la riproduzione anche parziale.
Il fortilizio di Sassovivo
Le carte monastiche individuano per la prima volta nel 1087 il Sassovivo nel luogo ove tutt'oggi sorge.
Mainardo decide di lasciare il primo insediamento e di trasferirsi presso il fortilizio distante poche decine di metri. Accetta con questo la protezione politica dei Conti di Appello della Famiglia dei Monadi. L’opportunità si giustifica anche per la necessità di trovare un luogo più protetto: il fortilizio si presentava come un muro di cinta provveduto di difesa e con strutture adibite ad residenza interne. Il Conte Gualtiero di Uppello, verso la fine del secolo XI, dona la fortezza di famiglia di Sassovivo ai monaci. Il paesaggio di allora era caratterizzato dal Castello di Uppello a valle, dal Castello di Casale a monte del fortilizio, e qualche villa sparsa sulle colline. Il Monastero prende così il posto della Rocca costruita dal Conte Ugolino qualche decennio prima con funzioni difensive, in posizione strategica e sistemi difensivi appropriati. - Tutti i diritti riservati – Vietata la riproduzione anche parziale.
a) il terreno scelto per l'edificazione del monastero doveva essere scelto in modo da non subire condizionamenti di ordine economico e politico;
b) il monastero doveva sorgere in luogo non soggetto a condizionamenti di tipo sociale e pertanto lontano da donne, laici e chierici;
c) il luogo doveva rispondere ad esigenze logistiche che consentissero uno sviluppo autonomo servito, pertanto, da sorgenti abbondanti di acqua e trovarsi nelle immediate vicinanze di un bosco;
d) infine il luogo doveva garantire un sufficiente reddito per il vitto e il vestiario dei monaci.La scelta rispondeva a logiche economiche di tipo chiuso.- Tutti i diritti riservati – Vietata la riproduzione anche parziale.
ETIMOLOGIA DEL NOME:
Le teorie prevalenti
Due di queste sembrano maggiormente attendibili:
a) secondo lo Jacobilli (1) il termine deriverebbe dalla morfologia del Monte Aguzzo che, proprio per possedere questa forma "spiccato per intero come un gran sasso", veniva chiamato "Sassovivo". Pertanto, secondo la teoria dello scrittore si può ipotizzare che il Monte indicato caratterizzi il paesaggio e sia il motivo ispiratore del nome attribuito all'Abbazia;
b) secondo l'altra teoria,maggiormente accreditata, sarebbe proprio lo sprone e la morfologia ove sorge l'Abbazia il motivo dell'attribuzione del nome "Sassovivo". Infatti nei brogliardi del Catasto Gregoriano, viene attribuito il nome di "sasso nudo" alla particella del rilievo. Il toponimo "Sassovivo" (Saxivivi) si trova scritto per la prima volta nelle carte monastiche nel 1087 (1 JACOBILLLI L., op. cit., cfr. p. 68.).- Tutti i diritti riservati – Vietata la riproduzione anche parziale.