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Le precipitazioni :
Le precipitazioni nevose non sono
abbondanti. Il mese di gennaio è quello che è più interessato dal
fenomeno. La neve rimane al suolo nelle parti più esposte al sole al
massimo cinque / sei giorni dopo le precipitazioni. Sul Monte Serrone
sono ancora evidenti le cavità nelle quali la neve veniva ammassata e
poi trasportata all’Ospedale di Foligno, oppure in estate, nelle case
dei nobili. Dell’attività resta la conferma nella toponomastica della
località “Fossaneve” delle carte IGM e nella denominazione della “strada
vicinale dei nevieri” riportata nel Catasto: un vecchio sentiero
sterrato che si snoda dalla “fossa della Neve” fino alla strada comunale
di Casale. Si notano ancor oggi le cavità a forma di imbuto, con un
diametro al massimo di circa dieci metri e un profondità di quattro
metri, protette da un tetto a quattro pioventi. In alternativa si usava
ricoprire le fosse con uno strato di paglia di circa mezzo metro per
evitarne lo scioglimento.
La valle del Sassovivo :
Il tratto lungo appena sette chilometri, solcato dal Fosso Renaro, è la valle su cui sorge il Sassovivo.
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I monti del Sassovivo:
Nella parte più a monte, a settentrione, si
scorge il Monte Canalini (695 m) e il Monte Serrone (1.046 m). A Est
svetta il Monte Aguzzo ( 1.074 m), A sud si osserva il Monte Cologna
(1.074 m), ad occidente il Colle Serra (447 m) Col Persico (413 m), il
Colle dei Cappuccini (322 m). Dalla parte opposta sorgono i colli dei
“Montaroni”, toponimo presente nel Catasto Gregoriano. Il calcare
massiccio di colore bianco caratterizza quasi interamente i Monti
Cologna e il Monte Aguzzo. Su entrambi i versanti della valle emerge la
formazione di calcare rosato: dal basso verso l’alto si nota dapprima la
scaglia bianca, poi quella rosata e infine la scaglia rossa sulla parte
più a monte.
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Le acque del Sassovivo:
Il Fosso Renaro segna il fondo della valle.
Nel paesino più a monte, un tempo “Castello di Casale”, un laghetto di
cui si ha notizia fin dal XII secolo, di forma circolare con un diametro
di circa venti metri ed un profondità massima di sei metri circa,
costituiva un riserva idrica di notevole importanza per dissetare gli
animali al pascolo. Il laghetto d’inverno gelava. Si costruivano delle
cavità a piatto, scavate appositamente allo scopo di raccogliere le
acque traboccanti dal laghetto. Si formava così il ghiaccio, si caricava
sui muli assestato in balle di iuta per conservarlo e si trasportava a
Foligno per usarlo come refrigerante.
Le acque immagazzinate nei rilievi calcarei sgorgano in superficie
quando incontrano le formazioni impermeabili. Da questa sorgente nascono
le acque del Sassovivo. La sorgente che sgorga dalla valle del Fosso
Serrone, nei pressi della Cripta del Beato Alano, è stata di
fondamentale importanza per la nascita dell’Abbazia. L’acqua fu infatti
canalizzata fino all’abbazia con un minuscolo acquedotto costruito nel
1238. La Fonte di Marano e la Fonte di Uppello, sulla fascia collinare,
sono altre due sorgenti perenni di minore importanza.
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Le pietre rosa per le mura della Città :
Dal Colle dei Montaroni, in località “Fossacce”, veniva prelevata la
pietra per la costruzione delle mura di Foligno. Ancora oggi si può
notare come i resti delle mura di Foligno e numerose case del centro
storco abbiano il colore roseo caratteristico delle pietre del
Sassovivo. Ora, quel luogo, da cui venivano ricavate le pietre, è per
larga parte ricoperto da ginepri, pini, roverelle e ginestre.
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Gli ulivi del Sassovivo :
Dagli ulivi del Sassovivo il gusto prezioso della nostra terra.
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I primi insediamenti abitativi sul Sassovivo :
Al tempo dell’edificazione del monastero,
sulla fortezza donata ai monaci dal conte Gualtiero di Uppello, siamo
intorno al XI secolo, gli insediamenti abitativi esistenti erano
costituiti dai due castelli di Uppello e di Casale e ville nelle aree
collinari.
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I boschi di lecci e querce :
Un’immensa lecceta che si estende dall’alta
valle per oltre 700 ettari. Alle pendici del Monte Aguzzo e del Monte
Cologna vivono diffusi l’orniello, il carpino nero e nella parte
soleggiata il corbezzolo, il pino d’Aleppo, la roverella, l’alloro,
l’acacia. Attraversando il bosco, lungo sentieri che portano alle zone
coltivate si notano le radure create dall’uomo per le calcinari e
carbonaie con una fitta vegetazione arbustiva. Sui lembi del bosco nella
piana di Casale crescono fluenti le querce che caratterizzano anche il
versante sinistro del Fosso Renaro. Sul versante destro il bosco è stato
sostituito dalla coltura dell’olivo con spenditi esemplari.
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I frutti di bosco :
Un cespuglio spunta con i suoi grappoli di fiori bianchi che risaltano
sul nero selvatico delle more, protetti da poderosi tralci di rovi, più
in là rossi tondeggianti, sui margini del bosco, nascosti tra le foglie,
dei bellissimi corbezzoli si mostrano vanitosi, mentre un grappolo di
mirtilli paziente attende il calore del sole; ancora lamponi, sorbe,
asparagi che si nascondono tra la vegetazione.
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Fauna del Sassovivo :
Numerose specie animali popolano il bosco trovandovi un habitat naturale favorevole e incontaminato. I merli, il picchio rosso maggiore, il
picchio verde, i tordi, i corvi, le beccacce, le pernici rosse, le
coturnici, le starne i passeri animano le fronde dei boschi. A terra
troviamo l’istrice, lo scoiattolo, il gatto selvatico, il riccio, il
tasso, la faina, la puzzola, il lepre la puzzola, i cinghiali, i
caprioli e camosci.
La Flora del Sassovivo:
La vegetazione è senza dubbio l’elemento di pregio del Sassovivo.
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